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Meno può essere meglio

Sono in fila incolonnati vanno tutti lenti come in una processione pagana verso l’altare del presunto affare.

Stanno in fila per ore in nome del Dio sconto introdottosi nelle nostre vite di sobbalzo, con un venerdi che da giornata dei prezzi stracciati è diventata settimana delle offerte imperdibili, e non puoi aprire giornale posta elettronica social cassetta delle lettere o apparecchio elettronico senza trovarti sotto minaccia psicologica: se non vieni da noi se non approfitti dei nostri prezzi scontati, sei un looser un poveraccio un buon a nulla.

Non ne posso piú del Black Friday, ve lo dico, e dei suoi addentellati, perché non ho mai sopportato le campagna aggressive al limite della violenza verbale, l’agguato di promozioni vere o presunte puntatemi contro come una minaccia, ma non possiamo affidarci al nostro libero arbitrio per capire se un oggetto ci serve realmente o se invece è solo il gusto del risparmio a far leva su di noi, il risparmio di cosa poi, se continuiamo  a correre come affamati appresso agli sconti sghignazzando che… te lo dicevo che ci portiamo a casa l’offerta migliore, dimenticando che dietro ad ogni oggetto ad ogni prodotto c’è un lavoro, ci sono delle persone e che tagliando i prezzi dei prodotti svuotiamo di senso e di valore anche il lavoro per la produzione di quegli oggetti. Ma perché non possiamo valutare da soli senza l’oscena insistenza della pubblicità e delle offerte urlate, se una cosa ce la possiamo permettere o no? Senza dover speculare sui saldi che ormai sono spalmati su tutto l’anno? Qualche cosa non mi quadra in questo mercato che ha i prezzi estensibili all’infinito in su ed in giú, qualcuno ci specula, qualcuno altro ci perde in termini di paghe e dignità, a monte e poi tutto quelle merci invendute buttate, persino le organizzazioni di raccolta dicono che ve ne sono troppi di vestiti nei container, ma soprattutto non sono piú utilizzabili perché di qualità bassissima.

In europa, malgardo aumentino le persone costrette all’indigenza viviamo nel troppo, nell’eccesso e nell’abbondanza con uno spreco vertiginoso di prodotti alimentari e di oggetti che finiscono accatastati, perché neppure sempre riciclabili, nelle discariche straripanti, lontan dagli occhi.

Mi piacerebbe, lo dico cosi come auspicio, che si introducesse la giornata del non consumo invece che le settimane del Black Friday… tutti questi saldi parlano di una disfunzione dei prezzi nel resto dell’anno, non serve un dottorato in economia per capire che il mercato dell’usa e getta, dai vestiti agli apparecchi elettronici è in eccesso e produce anche molti rifiuti, inquinamento soffocamento per l’altra parte del mondo dove i bambini sfruttati per i nostri giochi e vestiti  devono anche vivere respirando i gas tossici di prodotti che noi in europa non sappiamo e non vogliamo smaltire.

I disastri che la moda usa e getta infligge al pianeta sono oggi indiscussi, e sotto gli occhi di tutti, le cifre raccontate recentemente dal Wasghington post sono inquietanti: La maggior parte dei nostri abiti non viene portata oltre le dieci volte.

Certo l’idea di mantenere il proprio guardaroba per almeno due stagioni appare a molti un concetto arcaico, e invece sarebbe un gesto prezioso per la salvaguardia della salute della terra…

Dal secondo dopoguerra l’industria prima americana poi mondiale spinge al sovra consumo anche a causa della modalità di produzione a termine, ovvero l’obsolescenza programmata, ti vendo oggetti vestiti o apparecchi con durata limitata cosi ricompri piu spesso… ma se davvero la qualità ha un prezzo, quello deve essere, non si può stracciare…

Per fortuna v’è chi fa resistenza con laboratori di recupero di trasformazione di riparazione, di reimpiego di invenduti o di eccessi di produzione, evitando gli sprechi e aiutandoci ad avere occhi e reazioni diverse di fronte al mercato classico: Se una cosa funziona se una cosa ci piace perché gettarla, e lanciarsi nella rissa dei saldi che è cosi allettante…

Ed in conclusione mi chiedevo ma come mai il mio dentista non propone il black Friday? Perché dietro ogni lavoro c’è un Valore, che alcuni straciano.

Maria Pia Belloni